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martedì 19 novembre 2013

La mia Turinmarathon

E' veramente da un sacco di tempo che non scrivo, ma per chi mi conosce il motivo è ben noto: infiammazione al solito tendine di Achille! Sono quei problemi che ritrovi al mattino al risveglio e, anche se indesiderati, fanno fatica ad abbandonarti ... sembra quasi che si affezionino!
Quindi terapie ad agosto con le onde d'urto ed eccomi qua con la mia solita gara fatta ma senza un'adeguata preparazione.
Sono partita per Torino senza un'idea precisa di cosa fare o come fare. Partire o no, correre o camminare, finire o ritiro,... va bhè! intanto parto allo sparo. In una confusione totale di piazza S. Carlo, con i partecipanti alla stracittadina che non si rassegnavano a defluire e i maratoneti che non avevano capito la linea dietro la quale arretrare, tutti parlavano senza ascoltare le indicazioni e poi il via, veloce e sbrigativo, che in un
secondo svuota la grande piazza.
Siamo già in piazza Castello e a destra sul lungo Po in compagnia di urlatori provenienti dalle più diverse parti d'Italia, con gli abbigliamenti dai colori più disparati. Io non parlo, mi piace molto ascoltare il silenzio quando corro e i miei pensieri, che sono tanti lungo la strada che ci fà uscire da Torino per andare verso Moncalieri e Nichelino. Non vorrei essere patetica ma sono stata molto toccata dall'incidente occorso in fabbrica pochi giorni prima di partire che ha ridotto in coma un collega. Ognuno di noi pensa che queste cose non ci toccheranno e  che  debbano accadere qualche metro lontano da noi con persone che non conosciamo. Intanto, dopo vari ristori, ecco il centro del paese in festa, dove ad ogni angolo bande improvvisate di batteristi e cori paesani, bimbi che cercano di "battere il cinque", e gli applausi dalle finestre. Passa la mezza maratona e non me ne sono quasi accorta, guardo il garmin ed è tempo di giocare al risparmio. So benissimo che non ho nessun lungo sulle gambe, non posso rischiare di farmi male e non voglio dolori insopportabili. Abbasso la media, concedendomi anche di fermarmi se ne ho voglia, respiro bene e mi guardo attorno. Molti di quelli con cui ho iniziato si sono fermati, altri sono avanti, altri li noto affatticati col fiato corto e so che si fermeranno. Io sto tranquilla, so già che arriverò al traguardo anche se sento i polpacci tirare.
Bello il passaggio vicino alla reggia di Stupinigi, unico punto di nota paesaggistico a parte l'immensità delle piazze e dei palazzi del centro. Adesso si punta verso Torino in questo anello che ci fà vedere Mirafiori e poi i grandi viali chiusi al traffico, dove lateralmente automobilisti bloccati, vocianti e arrabbiati trovano da discutere con tutti, imprecando contro tutto. Mirabili invece i volontari dei ristori che ho trovato sempre gentili, disponibili e con la battuta pronta, persone dalla pazienza infinita.
Adesso la stanchezza è in agguato e con l'aiuto del garmin cerco di mantenere la media giusta e mentalmente mi dico che sono brava, che sto facendo la cosa giusta e che ce la farò, nonostante tutto, anche stavolta.
Non mi accorgo, ma lascio sulla destra la stazione ferroviaria di Porta Nuova e dopo poco mi si apre davanti piazza S. Carlo e in fondo alla strada vuota riconosco piazza Castello e vedo l'arrivo. Accellero quasi, senza rendermene conto e ci sono. Sotto le cinque ore.
Tutti quelli che non arrivano in zona podio sono ultimi, ma ognuno di noi sà che è come se fossimo arrivati primi.